Il Viaggio infinito
Quando si parla della musica di Gurdjieff - De Hartmann, il pensiero corre immediatamente alla distinzione fra musica oggettiva e musica soggettiva.
Raramente ci fermiamo ad ascoltare gli echi di terre lontane, di quei luoghi che permisero allo stesso compositore di mettere assieme i sacri “contrappunti” della conoscenza nascosta che Gurdjieff si impose di scoprire e trasmetterci.
Caucasoed Armenia, teatri naturali di religioni, etnie, profumi e culture diverse, furono paesi che da sempre cercarono di tramandare tradizioni e valori, fino allo spaventoso genocidio per mano dell’impero ottomano: gli spazi delineati dalle eteree melodie delle sue composizioni, echi lontani di canzoni popolari, portano con se profondi significati legati all’IO, diventando quel “Punctum contro Punctum” oggetto del faticoso percorso di ricerca che l’autore vuol farci “vedere”, ancor prima che ascoltare.
Ecco dunque che più che parlare di musica oggettiva, parlerei di musica indefinita, indefinibileper il suo fascino che richiama alle steppe selvagge dell’Asia, ai misteri d’Oriente, alle atmosfere russe d’inizio secolo, alle carovane nel deserto... musica che corre, viaggia, mira alla ricerca della via verso la propria sorgente interiore.
Ecco dunque che il mio pensiero corre alla percezionedella stessa esecuzione: la musica, quell’arte che esiste solamente nel momento del presente, assimilata nel momento in cui viene espressa, filtrata dall’ego/personalità dell’esecutore, dai pregiudizi e dalla storia culturale degli ascoltatori... una forma d’arte che cambia aspetto e forma in maniera quasi liquida, che cambia l’effetto, soggettivo,in ognuno di noi, ma che oggettivamenteci trasmette delle vibrazioni ben definite, calibrate, come una “medicina” prescritta dallo stesso compositore.
La musica di Gurjieff dunque non è musica da comprendere.
E’ una musica che nella sua semplicità quasi primordiale è priva di punti di riferimento riconoscibili.
Serve esclusivamente ad immergerci in uno stato interiore profondo, come una spinta prepotente verso il centro dell’essere umano.
Da qui ne deriva che l’ascolto non possa che essere un ascolto diverso da quello che conosciamo tradizionalmente.
La musica di Gurdjieff è certamente un inizio senza fine.
Un viaggio verso l’infinito interiore di ognuno di noi.
Per il risveglio dell’umanità.
Come G. ci insegna.